UNA STORIA DI EDDYBURG
di Edoardo Salzano
Questo testo è stato scritto a pezzi in momenti diversi. Da esso mi propongo di partire per scrivere una piccola “Storia di eddyburg”, eliminando ripetizioni e ridondanze, e anche riempiendo lacune e correggendo errori certo presenti. Ringrazio fin d’ora chi mi aiuterà a farlo. (e.s.)
Le premesse (2000)
La prima fase: dentro l’IUAV
Il responsabile di servizi informatici dell’Iuav (Istituto
universitario di architettura di Venezia), Ciro Palermo, mi propose nel 2000 di
utilizzare qualche pagina del sito - che aveva appena predisposto per i docenti
che avessero voluto cimentarsi con quel nuovo strumento di comunicazione. Fui
tra primi che ci provarono. La struttura delle mie pagine era molto semplice:
alcune sezioni dedicate ai temi classici (didattica, ricerca, riforma…), e una
di carattere personale. in quest’ultima inserivo tutto quello che trovavo in
giro e che mi sembrava interessante, e che quindi mi proponevo di condividere
con i frequentatori del sito, fossero essi studenti, o docenti, o amici, od
occasionali navigatori cascati nelle mie pagine. Quindi saggi e articoli di
giornale, vignette e ricette di cucina.
Ciro, Marina Migliorini e Pierre Piccotti, direttore dei
servizi bibliografici e documentali dell’Iuav, furono i miei primi maestri. A
essi si affiancò poi Fabrizio Bottini, appassionato ricercatore universitario e
responsabile di molte interessanti scoperte del patrimonio culturale
dell’urbanistica internazionale (di cui spesso altri si impadronirono senza
riconoscenza).
In questa prima fase della vita del sito, Fabrizio ne curò
alcune componenti rilevanti: la raccolta antologica di parole fondative per il
nostro mestiere, “Urbanistica, urbanisti, città”, che poi arricchimmo con
“Territori, paesaggio” e con “Rendita, Suolo urbano”, e i dossier di “pagine di
storia”, documentazione di momenti fondamentali dell’urbanistica non solo
italiana.
In quella stessa fase Fabrizio ed io lavoravamo a una
iniziativa europea di documentazione urbanistica (Urbandata, della quale Pierre
Piccotti era il sostanziale responsabile per l’Italia) e, nell’ambito di
Urbandata, a un lessico multimediale e multilingue, Muleta (cui collaborò Mauro
Baioni)
La costruzione di eddyburg (2000-2003)
La prima grande svolta fu nel 2003: anno di nascita di
eddyburg. L’input me lo diede Ciro Palermo. Mi disse: “Guarda che le pagine
personali sono diventate la parte più ricca, viva e interessante del sito;
perché non pensi a rifare il sito sviluppando quella parte e assorbendo in una
posizione subordinata le parti ‘ufficiali’”?
La proposta mi sembrò interessante. Ne discutemmo, oltre che
con Ciro e Marina, con Pierre Piccotti, Fabrizio Bottini e Ivan Blecic (uno dei migliori studenti che aveva
seguito i miei corsi, geniale nel campo dell’informatica), e con Alesssandra
Poggiani che collaborava con la struttura informatica dell’IUAV e con
grandissima pazienza ci aiutò a comporre e a disegnare il framework del nuovo eddyburg.
Molti mi chiedono perché decidemmo di dare al sito un nome
così singolare. Il merito è di Fabrizio. Io volevo una testata che esprimesse
due idee: che si trattava di un sito personale, e non coinvolgesse perciò nelle
scelte e nelle opinioni la responsabilità di altri; e che avesse una
connessione con la città e l’urbanistica. Il minimalismo era un requisito al
quale tenevo, poiché il mio sport preferito è l’understatement. Scelsi perciò il
nomignolo col quale ero più noto, Eddy e, in alternativa al troppo ovvio “city”, Fabrizio mi suggerì appunto di
ricorrere all’equivalente proto-sassone burg.
Il suo suggerimento mi piacque in maniera particolare perché si
riallacciava al mio lavoro, pubblicato nel 1969 col titolo “Urbanistica e
società opulenta”, nel quale individuavo appunto nel borgo - più ancora che il
germe - la prima forma della condizione urbana.
Eddyburg si arricchisce e si consolida (2003-2008)
Eddyburg si sviluppò seguendo molteplici percorsi. Da un
lato si arricchivano le componenti delle mie antiche pagine personali (le
cronache di viaggio, le ricette mie e quelle che amici e frequentatori del sito
cominciavano a inviarmi, nuove poesie, opere o testi d’altro genere che mi
sembravano interessanti). Alcuni settori costituivano lo sviluppo di cartelle
già presenti nella precedente edizione, altri erano invece progettati da me o
da Fabrizio o da altri assidui frequentatori e collaboratori del sito.
Un grande peso avevamo sempre dato fin dal principio
all’analisi delle parole, alla formazione storica dei princìpi e delle pratiche
dell’urbanistica nelle sue due facce della pianificazione e degli studi urbani
(parte nella quale è stato in quegli anni particolarmente rilevante l’apporto
di Fabrizio), nonché alla documentazione di alcuni momenti storici a nostro
parere particolarmente decisivi per l’urbanistica italiana.
La redazione
Nel frattempo eddyburg si è strutturato formalmente.
Nel 2005 eddyburg vanta una vera redazione. Rovistando nelle
vecchie pagine trovo: Fabrizio Bottini (redattore capo), Mauro Baioni, Giovanni
Caudo, Vezio De Lucia, Georg Frisch, Maria Cristina Gibelli, Maria Pia Guermandi, Marco
Guerzoni, Giuseppe Palermo, Lucia Tozzi, Dusana Valecic. Nell’anno successivo
qualcuno esce, qualcuno entra. Vezio De Lucia (che era stato fin dall’inizio il
mio “consigliere generale”), e Maria Pia
Guermandi assumono il ruolo di vicedirettori. Contemporaneamente si estendeva
la rassegna stampa. Maria Pia e Vezio hanno avuto un ruolo decisivo non solo
nell’allargare l’attenzione ai beni culturali e al paesaggio, ma anche
nell’accrescere la platea dei frequentatori del sito. La lettura quotidiana dei
giornali era diventata una prassi, nella quale mi aiutavano particolarmente
Maria Pia e Gigi Scano.
Gigi ha costituito per eddyburg un punto di riferimento essenziale, sebbene il suo ruolo non
sia mai stato formalizzato. Il suo apporto è stato decisivo non solo per la
parte giuridica e per quella politica, ma per tutti gli argomenti che la sua
vastissima cultura comprendeva, e che coincidevano con gli argomenti di
eddyburg. La prontezza di giudizio su qualunque evento del presente e del
passato e la profondità delle conoscenze in tutte le materie che eddyburg
trattava e tratta rendono la sua scomparsa un prezzo che ancora oggi sento di
pagare con sofferenza.
Un numero consistente di altre persone (amici o appassionati
frequentatori occasionali di eddyburg) collaborava in modo differenziato a
seconda delle disponibilità che il loro impegno primario o le loro condizioni
permettevano di dedicare al sito. Alcuni hanno assunto il ruolo di redattori
specializzati e costanti, altri fornivano e forniscono quasi quotidianamente
indicazioni, suggerimenti e testi scoperti nel vasto mondo della rete e che
suggeriscono di pubblicare, altri ancora contribuivano fornendomi consigli e
pareri quasi “a gettone” (ma sempre simbolico), ogni volta che mi serviva. La
scelta definitiva e non discutibile dei materiali da elaborare, editare e
inserire era verticistica, e me ne assumevo piena responsabilità.
Gli “opinionisti”
L’unica categoria di persone che avevano fin dall’inizio il
privilegio di pubblicare la loro opinione senza alcuna valutazione preventiva del
loro testo era (ed è ancora) costituita da un limitato gruppo di opinionisti
che ho scelto perché condividevo le loro posizioni: si trattava, nei primi
anni, di Piero Bevilacqua, Giuseppe Chiarante, Vezio De Lucia, Mariangiola
Gallingani, Carlo Melograni, Lodo Meneghetti, Maria Rosa Vittadini, poi Maria
Pia Guermandi, Carla Ravaioli, Giorgio Todde, e più tardi altri ancora: Giorgio
Nebbia, Maria Cristina Gibelli, Paola Somma
La sezione ”interventi” era aperta a tutti gli amici di
eddyburg e quella della “posta ricevuta” a chi inviava messaggi pertinenti,
ragionevoli e brevi.
Le gemmazioni
In quegli anni dalle costole di eddyburg nacquero due
iniziative che si rivelarono vitali, ciascuna a suo modo: la “scuola estiva di
pianificazione, “Scuola di eddyburg”, e il sito web “Mall” dedicato al
“territorio del commercio”. Sia l’una che l’altra iniziativa rivelarono una
fortissima capacità di autocostruirsi e di crescere, grazie al fatto che le due
persone che le avevano proposte si dedicarono ad esse con capacita, costanza,
pazienza e impiego di tempo (come al solito, totalmente volontario e gratuito):
Mauro Baioni, costruttore della Scuola su un’idea di Vezio De Lucia, e Fabrizio
Bottini, autore e gestore di “Mall”. Poi le due strade si sono divaricate, a
seconda delle inclinazioni e delle esperienze dei rispettivi protagonisti.
Mall è diventato gradualmente un sito completamente autonomo da
eddyburg e capace di reggere il confronto con l’antenato. I passaggi compiuti da Bottino sono stati
molteplici. Prima ha rielaborato un sito fondato da Michela Barzi, , Millennio urbano, poi ha
costruito, e tuttora gestisce, un sito tutto suo molto bello e interessante,
“La città conquistatrice”., nel quale trova libera espansione la sua fantasia e
la sua pertinace ricerca.
La scuola, per la sua stessa natura, è rimasta strettamente
legata a eddyburg. Mauro Baioni, con eccezionale costanza e impegno, ha
consolidato ed esteso l’attività della scuola estiva di pianificazione,
articolandone le iniziative e rendendola (grazie anche alla collaborazione culturale
e organizzativa di Ilaria Boniburini e quella
di numerosi docenti, un vero vivaio di
amici e collaboratori del sito. Parafrasando una frase, storicamente infelice,
di Achille Occhetto, potremmo definire la Scuola di eddyburg “una gioiosa
macchina di cultura”.
Le battaglie di eddyburg
Il lavoro della scuola di eddyburg affrontò alcuni temi,
trascurati o resi marginali dalla cultura accademica e dalla prassi amministrativa
che innescarono o, alimentarono invece vertenze sociali di
grande rilevanza. Mi riferisco in particolare alla questione del consumo di
suolo (2005) e quella degli spazi pubblici (2008) su questi e su molte altre
occasioni nazionali o locali, via di mezzo tra un portale e un blog) eddyburg
riuscì in quegli anni (e continua in quelli successivi) a promuovere e condurre
campagne di opinione che provocarono la mobilitazione di moltissime persone, e
incisero sulle decisioni di rilevanti istituzioni. Oltre ai temi suddetti
vorrei ricordare, dal 2005 al 2006, la battaglia contro la “Legge Lupi” per il governo del
territorio, e nel 2007 l’incredibilmente vasta raccolta di firme contro lo
smantellamento del Parco Sud di Milano.
Una storia parallela: Gli Amici di eddyburg (2005-2008)
Ho tentato più volte, a partire dal suo inizio, di fare di
eddyburg lo strumento di un gruppo organizzato di persone. Non solo né tanto
per supplire all’assenza di associazioni esistenti, diverse da eddyburg, cui
potessimo riferirci con piena identificazione (da qualche anno, precisamente
dal 1990, la storia del mio gruppo di più stretti amici e collaboratori aveva
avuto una netta divaricazione da quella dell’Istituto nazionale di urbanistica),
ma soprattutto per condividere la fatica, via via crescente, della gestione
quotidiana del sito e per rendere più efficace la disseminazione dei suoi
prodotti culturali: i suoi princìpi, conoscenze, critiche, proposte.
2005, Primo tentativo:
Tentai una prima volta nel settembre 2005: costituimmo
formalmente l’ “associazione Amici di eddyburg”, con uno smilzo statuto. Soci
fondatori furono E. Salzano, D. Valecic, M.P. Guermandi, F. Bottini,
M.Guerzoni, G.J. Frisch, G. Palermo, G. Caudo, V. De Lucia. Aprimmo una piccola
raccolta di fondi tra i frequentatori di eddyburg. Fu anche per aumentare la
dimensione finanziaria di eddyburg che avviammo la Scuola.
Passarono pochissimi anni e mi accorsi che avevamo sbagliato
strada. Mentre la scuola aveva avviato il suo percorso e dato luogo a iniziative
interessanti, utili e già coronate da successo, l’Associazione non aveva dato
altri segni di vita al di là della prosecuzione del sito alla maniera di sempre.
Colpa del presidente, com’e ovvio. Non solo, ma a causa del modo del tutto
approssimativo in cui avevamo (più precisamente, avevo) gestito l’associazione
si era formato un debito personale di qualche migliaio di euro.
2007, una nuova proposta: Una vera associazione, un percorso in due tappe
Si era aggiunta nel fattempo al gruppo di collaboratori di
eddyburg (e come corresponsabile della Scuola), Ilaria Boniburini. Sulla base
dell’esperienza che aveva fatto in passato mi aiutò a preparare le idee e le
carte per la costituzione di una vera associazione, rispettando i criteri che
la legislazione stabilisce per queste strutture e distribuendo responsabilità e
compiti. La dimensione che il sito aveva raggiunto (in termini di contenuti e
in termini di rete delle persone che vi facevano riferimento) meritava un
impegno più collettivo e meglio organizzato.
Proponevamo un percorso in due tappe: prima la costituzione
di un’associazione culturale, poi, raggiunte le condizioni necessarie, la richiesta
di essere riconosciuti come Onlus, ottenendo quindi i relativi benefici.
Nella lettera che inviai ai soci dell’associazione e ad
alcuni altri amici proponendo loro di costituire l’associazione (settembre
2007) sottolineavo che la nuova associazione si sarebbe fatta «se ci sono le
forze e gli impegni per farla». Allegai alla lettera le bozze degli statuti
relativi alle due modalità associative.
Le forze non ci sono, l’AdE si scioglie
La riunione dei soci e degli altri amici per discutere e
decidere in merito alle nostre proposte si svolse nel corso della V edizione
della Scuola, a Corigliano d’Otranto. Nessuno se la sentì di assumere impegni
che andassero al di là del contributo che fino ad allora aveva dato e
dell’associazione, per il momento non si parlò più. Il 12 gennaio 2008 si
svolse a Venezia l’assemblea dei soci fondatori dell’associazione che avevamo
fondato nel 2005 che dispose lo scioglimento dell’associazione, a norma di
statuto.
Evidentemente tutte le amiche e gli amici che partecipavano
a quell’incontro dedicavano già tutto il loro tempo a impegni che non
lasciavano loro lo spazio per assumersi responsabilità organizzative,
amministrative ed esecutive che la gestione di un’associazione vera, e in
particolare una associazione di promozione sociale, richiede.
Per la prima volta avevo incontrato un limite che pesa
fortemente non solo su eddyburg, ma su
tutte le iniziative basate sul lavoro volontario.. I gruppi di persone che
vogliano lavorare insieme per realizzare un’iniziativa - che non sia sostenuta
da una istituzione consolidata, e che voglia mantenere la propria piena
autonomia di giudizio, espressione e azione - deve basarsi sul lavoro
volontario, di per sé caratterizzato da un livello più o meno ampio di
precarietà
Un passaggio difficile: da EZ publish a Blogger di Google (2012-2016)
La piattaforma EZ publish
Dal 2003
eddyburg è stato gestito su una piattaforma (non chiedetemi che cosa significa)
non commerciale, “open share”, cioè utilizzabile da chiunque; il suo nome è eZ
publish, ed è un programma realizzato da una comunità virtuale di cui faceva
parte Ivan.
Un sistema
molto intelligente consentiva facilmente di proseguire contemporaneamente nelle
due funzioni che eddyburg svolgeva: essere aggiornato quotidianamente con
grande facilità, gestire un archivio che si accresceva continuamente,
ordinandolo in modo molto flessibile secondo un sistema di classificazione ad
albero comodo da gestire.
Chiunque
poteva facilmente imparare a utilizzarlo e a inserirvi ordinatamente nuovi
documenti. Ivan, che non era ancora sovraccarico di incarichi universitari ci
aiutava nelle piccole esigenze informatiche. Era stato facile insegnare a
utilizzarlo non solo a Fabrizio Bottini, Maria Pia Guermandi, Mauro Baioni e i
pochi altri che con me inserivano i documenti, ma anche ad altre persone che
volta per volta si sono dichiarate disposte a collaborare.
Poi, qualche anno
fa, i programmatori di eZ, hanno attivato una nuova versione del programma che
a noi è stato impossibile continuare a utilizzare: continui conflitti tra il
programma e i browser che i nostri attrezzi ci consentivano di adoperare. Ivan
tentò a lungo di organizzare una “migrazione” dal vecchio al nuovo eZ (cioè il
trasferimento integrale dei vecchi contenuti alla nuova piattaforma) ma
l’impresa si rivelò impossibile.
Un blogger è un’altra cosa
Si è giunti
così alla soluzione attuale adoperiamo una nuova piattaforma commerciale (“Blogger”
di Google), nella quale facciamo gli inserimenti del nuovo materiale. Il
“vecchio” eddyburg, con il suo contenuto di quasi 20 mila pezzi, è rimasto, ma
fino all’inizio del 2016 non direttamente integrato con la nuova edizione.
Dal passato al futuro
Molte cose sono cambiate
Al di là delle
modifiche che ho raccontato eddyburg ha avuto nel tempo un’evoluzione legata al
modificarsi del contesto generale e a quello specifico del gruppo che più
attivamente lavorava alla sua produzione. Sono entrati via via temi nuovi che
hanno dato luogo a nuove “cartelle”. Da un po’ di tempo mi domandavo se non si
dovesse ragionare su qualche cambiamento più profondo, legato ai nuovi
contesti. Ho avviato perciò, anche nell’ambito della Scuola di eddyburg e dei
suoi più assidui frequentatori (a cominciare da Mauro e Ilaria) una riflessione
sul possibile futuro del sito e del piccolo universo che attorno a esso
gravitava
Gli obiettivi storici
Gli obiettivi
che eddyburg si è posto, e che hanno assunto un ruolo crescente sono stati, oltre
alla volontà di condividere ciò che
sembrava giusto, bello, utile e interessante (che, come ho detto ha costituito il
punto di partenza dell’avventura) mi sembrano sostanzialmente i seguenti:
In primo luogo contribuire alla formazione
di giovani – non solo luogo urbanisti, ma comunque interessati alla città, e
più in generale a tutti in quanto cittadini, o semplici abitanti della città
(nei limiti della possibilità di rendere comunicativi i nostri linguaggi).
Per assolvere a questo compito la strada che abbiamo scelto è stata quella
di fornire informazioni depurate, per
quanto possibile, da quel tanto di pressapochismo, di superficialità, di
unilateralità o di oscurità che prevalgono spesso nelle notizie e nelle tesi
propalate dai mass media o dalla letteratura togata; un’informazione, quindi, orientata sia nella scelta dei testi che
nella loro presentazione o commento.
Gran parte del lavoro per eddyburg è stato perciò largamente costituito dalla cattura, lettura, scelta,
riedizione, presentazione e inserimento di testi tratti dai media. Fornire
informazioni su ciò che avveniva nella città e nel territorio (la connessione
tra l’una e l’altro sembrava sempre più stretta) era del resto resa più
necessaria per il fatto che l’informazione corrente era sempre più avara di
attenzione alle questioni della città e dell’urbanistica. Ma anche quando i
fatti e i problemi relativi a questo campo trovavano (e trovano) spazio
nell’informazione corrente, solo raramente ci si interroga sulla realtà
profonda degli eventi. I media sono sempre più attenti all’eccezione, all’emergenza,
all’epifenomeno; più impegnata alla costruzione dello scoop che all’indagine.
L’attenzione, sia pure orientata e critica, al quotidiano non ci forniva né
ci fornisce però materia sufficiente per raggiungere quello che sempre di più
ci sembrava dover essere l’obiettivo centrale e riassuntivo del nostro lavoro:
contribuire a far nascere e crescere nei nostri lettori un attrezzato spirito
critico. Perciò non abbiamo mai perso di vista l’obiettivo di fornire testi,
anche complessi, che aiutassero a comprendere ciò che c’è dietro i fatti e ciò
che può aiutare a modificare un mondo che ci piace sempre meno. Ciò è diventato
più arduo per la difficoltà di utilizzare risorse disponibili per il lavoro di
ricerca e riflessione necessario ad approfondire le questioni sulle quali
sembrava più utile indagare.
Del resto, del mondo in cui operiamo fa parte anche l’appiattimento dei
saperi sull’utile (all’economia e
alla società date) e all’immediatamente spendibile, che al vero e a un futuro diverso e migliore dal presente. Superare questi
limiti ci è sembrato un ulteriore obiettivo che occorre porsi, per rendere
eddyburg più adeguato ai principi che ne orientano l’azione
Nuovi temi e nuove esigenze
Il ragionamento
si è concentrato temi sui quali è necessario approfondire il lavoro di riflessione
e documentazione. Le condizioni sono radicalmente mutate dal tempo nel quale
eddyburg iniziò la sua avventura. Sono mutate città e territorio, è mutata la
società di cui la città e ”la casa” e il territorio è “l’habitat”, per
richiamare due definizioni che mi stanno a cuore. E, cambiato, con la crisi
della politica dei partiti, il rapporto tra cittadino e potere. “urbs, polis e
civitas” per riferirci a una triade i cui elementi sono per me indissociabili,
sono cambiate nelle loro parti e nel loro insieme.
La denuncia non basta
Abbiamo piena consapevolezza della situazione attuale e del
degrado che essa rivela. Cogliamo tutti i disagi che essa provoca e le proteste
che suscita. Concorriamo nello sforzo di denunciare tutto ciò che è stato e di
cogliere tutti germi del nuovo. Ma ci rendiamo conto che la denuncia rischia di
essere ripetitiva, e alla lunga sterile se non si danno indicazioni per
incanalare l’indignazione nelle direzioni capaci di condurre al nuovo. Per
conto mio sento il bisogno di riprendere la riflessione riassunta nel mio
antico lavoro, Urbanistica e società
opulenta affrontando in particolare alcuni temi
Un’antinomia devastante: Ambiente e
lavoro
Il primo tema da affrontare è sollecitato da un’antinomia
devastante anche perché spacca il mondo dal quale può nascere una nuova città:
quella tra lavoro e ambiente. Siamo convinti che l’antinomia non si compone se
non si parte dal domandarsi che cosa sia il lavoro in una concezione
accettabile dell’uomo e dell’umanità. Questo tema è stato trattato più volte in
eddyburg ma occorre scavare più a fondo, e soprattutto cercare di dare spazio a
idee alternative rispetto a quelle dominanti, perché sono le idee che guidano i
fatti
Dalla città alla condizione urbana
Un secondo tema ha a che fare con un termine per noi
centrale: città. I mutamenti nella mia vita privata mi hanno spinto a guardare
al di là dei confini della nostra civiltà (quella che è nata nel Medio oriente,
si è affermata in Europa si è consolidata sulle due sponde del nordatlantico,
per poi dilagare ovunque con la globalizzazione capitalista. Mi domando allora se
non si debba guardare più a fondo in ciò che intendiamo per città, molto al di
là della forma, funzione, formazione e ri-formazione delle città del Primo
mondo, cercando il carattere di questa straordinaria invenzione della nostra
civiltà non in queste sue connotazioni, non nel “modello” formale-funzionale
che essa evoca, ma nei suoi contenuti essenziali ai fini della migliore e più
piena esplicazione delle potenzialità dell’umanità. Se, insomma, non si debba
riflettere più che alla città, alla condizione urbana e al miglioramento che
la nostra storia della città può provocare alla vita degli abitanti del pianeta
L’Esodo del XXI secolo
Mi sollecita infine in questa direzione una terza immensa e
lacerante novità dei nostri anni: quel gigantesco movimento globale che sul
sito abbiamo etichettato come “esodo del XXI secolo”: l’immane spostamento di
popolazione dai Sud ai Nord del mondo, che le differenti incarnazioni del
capitalismo hanno provocato con le loro politiche di guerre, sfruttamento oltre
ogni limite delle risorse dell’uomo e della natura, cancellazione delle
diversità culturali presenti nella storia e nella geografia del pianeta,
imposizione a tutti i popoli dei modelli di civiltà, politica, urbanistica
prodotti nel piccolo bacino del Primo mondo.
Eddyburg dalla monocrazia alla democrazia
Le novità avvenute riaprivano una vecchia questione, alla
quale mi è sembrato necessario e possibile tentar di dare una risposta non
evasiva. Il sito non è oggi più sufficiente a fare il lavoro nel quale si è
impegnato per oltre tre lustri.
Occorre che eddyburg diventi una realtà più collettiva, che
esprima in forme organizzative adeguate l’insieme di competenze, volontà,
capacità, speranze, disponibilità che il vasto mondo dei suoi utenti on line e
quelli direttamente frequentati mediante le numerose attività della Scuola di
eddyburg possono offrire. È difficile valutare con una certa precisione quante
“persone” utilizzino il sito ma il numero di pagine “cliccate” quotidianamente,
dalle 2000 alle 4000, e il numero di accessi alla pagina facebook suggeriscono
che è notevole. E un significativo deposito di risorse è costituito certamente
dagli oltre 200 docenti e dalle molte decine di studenti che hanno partecipato
alle scuole estive, ai seminari e alle visite “Una città un piano”.
Ed è altrettanto significativo il numero delle persone che
inviano scritti, commenti, segnalazioni, suggerimenti, e di quelle
contribuiscono a diffondere eddyburg nei loro gruppi di contatto.
Attorno a queste pagine volatili si è insomma depositato un
piccolo patrimonio che può diventare più utile di quanto già sia, se saranno
più persone a lavorarci, con continuità.
2016: Un nuovo eddyburg
Rigenerare eddyburg:
prima le persone
Molti problemi si erano accumulati all’inizio del 2016: le
difficoltà di gestione della nuova piattaforma, i disagi creati dalla separazione
dei due archivi, l’impossibilità di Ivan di continuare a fare il webmaster come
aveva fatto per oltre 15 anni, la necessità di separare la gestione di eddyburg
da quella di Zone onlus, cui ci eravamo appoggiati per molti anni. Infine, last but not least,la stanchezza del
direttore, dovuta alla sua veneranda età e a qualche conseguente acciacco.
Ilaria riprese le proposte che avevamo avanzate nel 2007 e
coinvolse nel tentativo di rigenerare eddyburg un gruppo di amiche e amici che,
soprattutto nell’ambito della Scuola, si erano dichiarate disponibili a
“sporcarsi le mani” e assumere una serie di impegni personali, necessari per
lavorare in eddyburg e sviluppare le sue potenzialità. Decidemmo così di
costituire una vera e propria redazione stabilmente dedicata a lavorare per il
sito, condividendo collegialmente le responsabilità della gestione delle sue
due facce (il giornale e l’archivio), e di costituire il primo nucleo di una
nuova associazione.
Contemporaneamente, grazie al piccolo patrimonio derivante
dalle donazioni ottenute in partnership con Zone onlus, potemmo affrontare il problema
di individuare la collaborazione tecnica necessaria per risolvere i problemi di
carattere informatico (strutturali e quotidiani) del sito.
Dopo alcune settimane di lavoro collegiale, in parte in
remoto e in parte de visu, si costituì un piccolo gruppo capace di gestire
eddyburg e di condividere i lineamenti (e lo statuto) di una nuova
associazione. Ne fanno parte, oltre al sottoscritto, Mauro Baioni, Ilaria
Boniburini, Carla Maria Carlini, Paolo Dignatici, Maria Cristina Gibelli,
Mariapia Robbe, Paola Somma, Linda Šuran (webmaster).
Un buon anno per noi: il 2016
La nuova organizzazione del sito
Il sito lo conoscete. Dal punto di vista dei contenuti e
della loro organizzazione è mutato poco. Naturalmente l’allargamento delle
attenzioni, esperienze e intelligenze impegnate quotidianamente nella
produzione del sito ha condotto a
rafforzare la presenza di temi già esplorati e a portarne di nuovi all’evidenza
in relazione ai cambiamenti del contesto (mi riferisco ad esempio alla critica
alla nuova incarnazione del capitalismo, alla difesa dello spazio e degli spazi
pubblici, alla nozione e alla pratica dei beni comuni): temi che emergono
puntualmente nello Statuto dell’associazione.
Di questi aggiornamenti c’è ovviamente testimonianza
nell’organizzazione interna dell’archivio (che è comprensibile utilizzando il bottone “mappa del sito”).
Abbiamo comunque mantenuto immutata la caratteristica tradizionale di eddyburg.it:
essere al tempo stesso una “rassegna” aggiornata quotidianamente, e un “archivio.
La prima è espressa dalla home page, in
cui gli articoli si susseguono giorno per giorno, scelti e presentati in modo
mai neutrale, e dall’archivio, al quale rinviano molteplici riferimenti.
Di nuovo c’è anche una grafica più semplice, alcune
intelligenti e comode connessioni tra il nuovo e il vecchio archivio
(realizzati dalla nuova web master Linda Šuran, forzando al massimo le
possibilità del blogger), l’organizzazione di utilità quali la mappa del sito,
l’elenco dei siti segnalati , i rinvii agli altri siti.
Stiamo aprendo infatti due nuovi siti: l’uno, già online, è
stato progettato da Mauro Baioni con Linda Suran, ed è dedicato interamente alla Scuola di eddyburg alle sue
molteplici iniziative, l’altro, in corso di completamento, è dedicato alla nostra associazione.
La nuova associazione
Coronando un sogno antico, e con l’intenzione di allargare e
consolidare il numero delle persone che gravitano su eddyburg e con eddyburg
collaborano, condividendone motivazioni, principi, obiettivi e aree d’interesse
abbiamo costituito “eddyburg associazione di promozione sociale”.
In un primo momento avremmo voluto iscriverci nell’elenco
delle onlus, ma questo non è stato possibile per una ragione molto singolare e significativa.
Abbiamo scoperto con un certo sconcerto, che la “utilità sociale”, così come la
considerano i valutatori che decidono l’ammissione o no delle associazioni a
questo elenco, ha due caratteristiche: deve essere una “utilità” misurabile su
eventi concreti (ad esempio, a difendere la purezza d’un determinato lago, di un determinato
edificio, di una determinata specie
di animali), ma non un obiettivo generale, ad esempio la pubblicità delle acque;
e per di più dev’essere coerente con la
scala dei valori assunta dalle istituzioni (ad esempio, un’area edificata vale
più di un’area libera, un bene privatizzato è meglio di un bene pubblico).
A quel punto abbiamo preferito accontentarci d’essere una
“associazione di promozione sociale”, che potrà darci benefici analoghi a quelli
delle onlus
Per comprendere meglio che cosa vuol essere la nostra
associazione, vi raccomando la lettura attenta del nostro
statuto, dove ritroverete i principi
e gli obiettivi ormai tradizionali di eddyburg, ma soprattutto (questa è la
novità di fondo) una forte accentuazione del carattere democratico che vuole distinguere
la nostra associazione. Abbiamo cercato di darle il carattere più democratico e più “vero” che
ci è stato possibile. Ci interessa infatti allargare il numero delle persone che
lavorano con noi e che ci aiutino a “crescere”
collettivamente e personalmente, non ci interessa acquisire “soci del
club”. E la strada per crescere insieme è quella del confronto aperto nel quale
le opinioni diverse si confrontino approdando a una sintesi, o se proprio non
ci si riesce a una composizione.
Gli eventi
L’associazione si è costituita formalmente i 13 luglio 2016 Soci fondatori sono Mauro Baioni, Ilaria
Boniburini, Carla Maria Carlini, Paolo Dignatici, Maria Cristina Gibelli,
Pierre Piccotti, Edoardo Salzano, Paola Somma. Soci promotori sono inoltre
Vezio De Lucia, Maria Pia Guermandi, Maria Pia Robbe. La prima assemblea dei
soci (alla quale ai precedenti si erano aggiunti
Ivan Blecic e Dusana Valecic) è avvenuta 15 settembre, ha confermato le cariche
sociali e ha eletto il Collegio dei garanti (Vezio De Lucia, Filippomaria
Pontani, Susanna Bohme Kuby) e il collegio dei sindaci (Roberto Camagni,
Giampietro Pizzo, Giuseppe Tattara).
Spero che al più presto possiate individuare nei nuovi siti
ciò che stiamo organizzando per il 2017. Intanto vi invitiamo a seguire, nel
sito della Scuola, il programma degli eventi che si stanno predisponendo,
grazie al lavoro coordinato da Mauro Baioni e da Ilaria Boniburini. A fine anno,
a conclusione degli eventi della scuola, terremo a Venezia l’assemblea annuale
2017 dell’associazione.
Per concludere, questo
brogliaccio non posso non esprimere un entusiastico ringraziamento al piccolo gruppo di persone che mi ha
aiutato nell’ultima fase della vicenda qui descritta, sostanzialmente ai membri della redazione e del consiglio
esecutivo dell’associazione (Carlamaria Carlini, Ilaria Boniburini, Maria
Cristina Gibelli, Maria Pia Robbe, Mauro Baioni, Paola Somma). In particolar modo ai cirenei che vi hanno
impegnato in misura molto consistente la loro energia, intelligenza, costanza e
tempo: Ilaria, Mauro, Paolo (e.s.)
Venezia, 8 gennaio 2017